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Franco Polizzi » Giorgio Soavi
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«Avete dello charme», scrisse il pittore Renoir al giovane collega Bonnard, «cercate di non perderlo». Bonnard non lo perse. Lo trattenne a lungo, esattamente sino all’ultimo quadro della sua leggendaria carriera che era, se non mi sbaglio, un mandorlo in fiore.

Bonnard ha un discepolo, un congiunto nel pittore siciliano Franco Polizzi che espone in questi giorni a Roma a Il Gabbiano, presentato in catalogo da Lorenza Trucchi.

Ci sono infatti dei ricordi di quella pittura bonnardiana perchè il fervore è simile: la luce sfiorando volti, frutta e paesaggi li fa lievitare, li fa crepitare, viene avanti dal fondo come da tutte le parti sulle quali il pittore ha posato gli occhi. Tutto si muove meravigliosamente bene, nella casa blu notte come in quelle più assolate, o nell’autoritratto col bambino stretto fra le braccia mentre i suoi piani prediletti, l’interno con frutta e l’esterno con le piante, circondano il suo mondo colorato.

Lo stesso chiarore di madreperla nel quale sono sprofondati Gli oggetti in primo piano, uno dei suoi quadri piu attraenti, invade tutti gli altri colori, gli alberi e i notturni, gli azzurri delle sue specialissime albe fino ai colori più robusti della frutta nei cestini: un colore che si anima continuamente come se alle origini del suo pigmento ci fosse una base o un fondo di piccoli esseri viventi che animano la scena. È un po’ la caratteristica dell’arte della luce e delle ombre quando sono attraversate da una volutta contemplativa che Polizzi ha scelto come elemento per le sue composizioni. L’artista ha soltanto trent’anni, ma la sua bravura è incalzante come se la sua giovane età lo avesse abbandonato da un pezzo. Mi viene voglia di dirgli: tu hai molto charme. Cerca di non perderlo per favore.

(in «Epoca», 22 giugno 1984)