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Franco Polizzi » Enio Concarotti
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La Galleria Il Cenacolo di via Garibaldi presenta fino al 27 gennaio una rassegna di opere del pittore Franco Polizzi, artista siciliano che attualmente vive e lavora a Roma. Polizzi ha soltanto quarant’anni ma ha gia al suo attivo prestigiose partecipazioni alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Milano. Proprio in questi giorni, contemporaneamente alla sua mostra piacentina, egli è presente tra gli artisti invitati alla 32a edizione della Biennale milanese nel Palazzo della Permanente.

L’iter evolutivo che ha portato Polizzi a rompere l’incanto che lo teneva avvinto a un iniziale astrattismo informale potrebbe riassumere alcune riflessioni sul perché molti artisti contemporanei chiudono con i richiami acuti e sollecitanti, ma ormai stanchi, delle cosiddette Avanguardie trasgressive e dissacratorie di area concettuale e si rivolgono con appassionato interesse alla pittura-pittura, alla figurazione, al racconto dei segni e dell’immagine, al fascino del colore.

Polizzi è, infatti, un protagonista della Neofigurazione italiana con caratteristica di forte soggettività e di talento espressivo che innalzano la figurazione e vibrazione poetica e a segnale di alta tensione interiore. La mostra piacentina premia soprattutto i temi del paesaggio e delle na

ture morte, realizzati a pastello o a olio su tela. Con un procedere pittorico senza enfasi né traumi emotivi nascono paesaggi di fluente e arcana luminosità, veri nella identità naturalistica raccolta da una spontanea capacità di osservazione ma resi favolosi e mitici nella fantastica reinvenzione della memoria.

A soffermarsi davanti ai suoi quadri si fa strada la convinzione che questa pittura di Polizzi, più che di contenuti iconografici, viva di sensazione, di invenzioni di “atmosfere” liriche e ineffabili, di gioioso abbandono istintivo (il razionale controllo di questa libertà istintiva è più compositivo e materico che narrativo) alla luce e al colore che – come scrive Lorenza Trucchi nel catalogo che accompagna la mostra – dominano e comandano il quadro. Una luce e un colore che, soprattutto nelle opere a pastello, “lavorano” sul foglio con un comportamento signorile e misterioso che trapassa da una specie di pulviscolo cromatico indeterminato e vago a una solidita accesa e corposa, calda e intensa (aggettivi di una recensione di Vittorio Sgarbi), che sembra fissare l’immagine (paesaggio, frutti della terra) a una verità antichissima e perenne, inattaccabile e incancellabile nel suo splendore primitivo.

Naturalmente, anche se Polizzi dimostra di muoversi in un fervore culturale aperto a tutte le conoscenze sulle vicende d’arte dall’antica classicità ai giorni nostri, dai decoratori a figura rossa sui vasi della Grecia del IV secolo a.C. a Jackson Pollock, dalla sua pittura emana quell’essenza mediterranea, solare, di bruciante luminosità che sgorga dai pittori italiani figli del Sud e specialmente della Sicilia. Una Sicilia già Magna Grecia dove passa l’ala della leggenda mitologica e del sonoro canto omerico, una Sicilia che è Arcadia di incanti e memorie, una Sicilia dove luce, colore e spazio diventano sostanza poetica e energia ispirativa. Valori che si innalzano oltre rischi di regionalismo e esprimono una validità universale.

(Lirica neo-figurazione di Polizzi in «Il Quotidiano», 21 dicembre 1993)