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Franco Polizzi » Elisa Mandarà
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[…] È una luce sontuosa a pervadere di straordinaria potenza espressiva il paesaggio polizziano. Uno studio della chiarità, dell’infinita varietà della luce solare, degli spostamenti brevi negli intervalli minimi interni alla liturgia del giorno. Luce già magneticamente traboccante di riflessi e riverberi, scomposta o totale, che pervade la scena, anche nei dettagli indispensabili di cui la composizione è tante volte affollata. Luce energica, ma che sa piegarsi duttile nelle modulazioni intimiste, nostalgiche, nella medietà delle attese e dei riflessi, in una ricerca ultima di armonia, di felicità.

In questa natura i suoni che ci conquistano sono quelli d’una sinfonia, originata da una urgenza vitalistica che trova compiuta espressione nella tensione al colore puro, e complessa pure nella orchestrazione dei tempi sui quali Polizzi posa le sue favole.

Una molteplicità di piani temporali accorda la componente chiara mitologica della pittura polizziana a una vena di simbolismo che fa trepidare di magia quei notturni inconfondibili. Una luna, un cipresso che la chiude; sotto, il poeta demiurgo che gioca col fuoco, lo domina, trasmuta quasi in nuovo Prometeo.

Altro quadro altro pannello temporale, quando si osservino le atmosfere ancora affabulanti, ma stavolta trecentesche di Verso l’eremo tra le rocce, ove una processione di figure, leggibili forse come un unico attore con la sua ombra attiva, ricrea il sapore medievale di meditazioni, sistemate in una sequenza di distinto valore narrativo.

E a una narrativa altra, questa di marca siciliana, con lo spazio preponderante assegnato ai giochi della memoria, rimanda l’oro del grano e del ragazzo in cui l’artista riverbera una sua proiezione adolescenziale.

La materia intrisa di fini variazioni cromatiche s’addensa ove Franco Polizzi pone l’ictus emozionale e logico dell’opera, presentandosi in una suggestiva emergenza di tracce segniche, arrecanti il fascino anche tattile delle superfici lavorate, vissute, che si caricano di intense valenze esistenziali. Oltreché di un sottofondo onirico, forse preterintenzionale, ma sensibile.

(Dal testo in catalogo di Paso doble, Galleria Koiné, Scicli, 2011)