Deprecated: Function get_magic_quotes_gpc() is deprecated in /var/www/vhosts/francopolizzi.it/httpdocs/wp-includes/load.php on line 651
Franco Polizzi » Anna Maria Ambrosini
X

Novalis amava ripetere che è l’artista ad appartenere all’opera e non l’opera all’artista. Un enunciato apparentemente semplice, che racchiude in realtà l’essenza universale della grande arte, quella con impresso il segno indelebile della memoria e dei desideri dell’autore. Nelle opere di Franco Polizzi, alla Galleria Forni per tutto il mese di marzo, il mondo interiore dell’artista si sente letteralmente pulsare attraverso la poesia dei luoghi, delle ore del giorno, nei colori appassionati.

Con una forte carica affettiva affiorano questi luoghi della memoria, così reali eppure filtrati da una lenta sedimentazione del ricordo. «Spesso – spiega Polizzi – volevo dipingere un certo paesaggio e mi sono sorpreso a non riuscirvi, ho bisogno di tempo, solo con molto tempo si può esprimere il sentimento delle cose». Ed ecco apparirci le Visioni: casolari abbandonati, baluginanti paesaggi in controluce, notti cariche di bagliori misteriosi. Si incontrano nell’aria immota della campagna canicolare, la “memoria” e il “desiderio”, l’amore-passione per la natia Sicilia.

La luce abbacinante del sole siciliano è quasi una presenza ossessiva in queste opere, a volte si esprime coi contrasti netti, veementi dei colori, altre volte è un’atmosfera più sfumata; quasi opaca, quella che si forma quando il calore soffocante toglie nitidezza all’aria.

L’ispirazione di Polizzi è totalmente compenetrata dei colori e dei ritmi della Sicilia, come nei Ragazzi al mare, dove due adolescenti avvolti dal mare e dal sole, sembrano trovarsi lì da un tempo immemorabile, rarefatti dalla luce ma così concreti per la poesia dei gesti che li contraddistingue.

È impossibile non pensare per questa luce e per questi gesti a certi giovani di Antonello da Messina, d’altra parte Polizzi accoglie numerosi echi dalla pittura del passato, intonando la sua voce personale sulle note dei grandi maestri, lui stesso conferma di «rubare» un po’ da tutti, da Piero della Francesca a Corot.

(Immagini fatte decantare nella geografia dei ricordi in «Il Resto del Carlino», 10 marzo 1990)