Deprecated: Function get_magic_quotes_gpc() is deprecated in /var/www/vhosts/francopolizzi.it/httpdocs/wp-includes/load.php on line 651
Franco Polizzi » Alessandra Orlando
X

È una sensazione di calma, di tranquillità, quella che pervade il visitatore di fronte a questi paesaggi pacati, che, invariabilmente, portano a compiere un viaggio a ritroso nella memoria. Nella vita di ognuno, infatti, c’è un luogo cui ci legano affetti, malinconie, ricordi. Si tratta spesso di luoghi della nostra infanzia, cui ritorniamo con la mente per cercare di ridipingere colori, odori, sapori, tendendo ogni volta ad assaporare fino in fondo il gusto delle cose ritrovate.

Franco Polizzi, con le sue opere esposte in questi giorni al Tempietto di Brindisi, compie il piccolo prodigio di farci rivivere queste emozioni, e non tanto per la sua abilità, peraltro innegabile, quanto per la sua capacità di rendersi complice dei nostri sentimenti, per la sensibilità con cui sa accomunarsi a noi nel gustare un pezzetto di intimità nascosta, qualche volta con pudore, tra i grigiori della vita quotidiana.

I suoi paesaggi, pure se assolutamente non banali, nè scolastici, diventano i nostri, poco importa se questi ultimi siano più o meno lontani dalla Sicilia, la terra di Polizzi.

Allievo di Zotti a Venezia, Polizzi non ha mai abiurato le proprie origini che, anzi, hanno resistito ad ogni richiamo di tecniche o scuole, trasparendo, forti e corpose, in questi paesaggi senza tempo, luoghi dove il silenzio è il vero protagonista.

È il silenzio, infatti, che accompagna tanti gesti abituali e che scandisce il trascorrere delle giornate. Anche le presenze umane, nei quadri di Polizzi, si muovono silenziose, svelando qualcosa della propria intimità fatta di piccoli gesti o di semplici atteggiamenti.

La luce investe ogni cosa, gonfiando quasi le stanze, dilatandole per permettere di contenere l’impeto di una luminosità accecante. Ed è su una luminosità prepotente che si stagliano le figure sfocate, diluite nei propri contorni. Il giallo, il colore della luce, ma anche del fieno, della paglia disseccata dal sole, domina sulla tavolozza di Polizzi, colorando ogni cosa di calore.

A volte è il mare a costituire una presenza esplicita o soltanto evocata; è infatti il mare che una donna, ritratta nuda di spalle, osserva affacciata alla finestra e comunque è il mare che ci si aspetta di vedere comparire oltre un altopiano o dietro la gioiosa vitalità di una buganvillea. È una pittura che si può definire mediterranea, quella di Polizzi, e per la sua continua ricerca sulla luce porta alla mente la pittura di Bonnard, grande maestro nel “tagliare” piani di luce su cui si stagliano figure dai contorni dilatari.

Per contro c’è, in Franco Polizzi, qualche richiamo ad un’ansia non risolta che affiora oltre e nonostante l’apparente tranquillità delle sue opere.

Casa di notte, uno degli oli presenti al Tempietto, evoca atmosfere “munchiane”, ben lontane dalla solarità di tanti altri lavori. Il giorno e

la notte diventano quasi simboli di un dualismo innato fatto da un lato di solidità, di certezze rese visibili e quasi tangibili e dall’altro di paure, di angosce, di incessante ricerca di valori, di punti di riferimento.

Ed è proprio questo che si nasconde dietro la quiete, dietro l’ingannevole immutabilità del paesaggio.

(I colori della memoria in «Il Tempo», aprile 1992)